22 Novembre, 2025

“L’Intelligenza Artificiale in Medicina. Rischio o opportunità?”

Simposio didattico su “L’Intelligenza Artificiale in Medicina. Rischio o opportunità?”

Giovedì 13 novembre si è svolto con grande interesse della nostra comunità studentesca il Simposio didattico dal titolo “L’Intelligenza Artificiale in Medicina. Rischio o opportunità?”, organizzato dal Corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia dell’Università Europea di Roma e rivolto agli studenti del primo e secondo anno di Medicina e a quelli di Psicologia.

L’evento formativo è stato diretto dal Prof. Ernesto Greco, Coordinatore del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia, e ha visto il prezioso contributo di due relatori esterni: l’Ing. Claudio Gabellini, Responsabile Ricerca e Sviluppo di Accurate srl, e la Dott.sa Claudia Giorgetti, PhD in Law, Science and Technology dell’Università di Bologna.

Durante il Simposio didattico sono stati affrontati aspetti chiave legati all’intelligenza artificiale e al suo impiego in ambito clinico- sanitario, tra cui:

  • i pilastri dell’AI: Machine Learning, Deep Learning, NLP e Computer Vision
  • l’impatto dell’AI sul mondo reale e le implicazioni su lavoro, società ed etica
  • le applicazioni dell’AI in Medicina: prospettive, strumenti e limiti
  • i vantaggi dall’AI: capacità predittive, anticipazione delle diagnosi, individualizzazione, democratizzazione
  • i limiti dell’AI: Bias, Black Box, privacy, responsabilità

Particolarmente apprezzata è stata la partecipazione attiva degli studenti, che hanno animato l’evento con domande puntuali, considerazioni critiche e riflessioni mature in un dialogo aperto e diretto con i relatori, dimostrando quanto i discenti siano pronti a interrogarsi sul ruolo dell’innovazione tecnologica nella loro futura professione. 

Emblematico della partecipazione critica dei discenti è stato l’intervento di Vittoria Abbate del secondo anno, che ha posto l’attenzione sul paradosso ecologico insito nel ricorso all’Intelligenza Artificiale che «utilizzata per affiancare l’uomo nella ricerca di strategie che mirano ad un futuro più ecosostenibile, impatta notevolmente sull’ambiente, anche solo durante l’elaborazione di ciò che gli richiediamo. Oggi una ricerca su Google tende a produrre 0,2 g di CO2, mentre una risposta di un modello AI grande, come ChatGPT, può produrre da circa 0,5 g a 4 g di CO2. La differenza per singola richiesta non è enorme, ma su larga scala (milioni di utenti) diventa rilevante». 

Di grande interesse anche la riflessione di Alessio Cicirello del primo anno, che, pur comprendendo le diffidenze di alcuni nei confronti delle nuove tecnologie, ha invitato i presenti a pensare all’Intelligenza Artificiale come « a un’evoluzione naturale del sapere umano per come lo abbiamo inteso fino a oggi, a un’opportunità per innalzare la scienza, la comprensione e la libertà di divulgazione a un livello superiore» e, quindi, a cogliere e ad accogliere le enormi potenzialità legate al suo utilizzo soprattutto in ambito medico.

Rileva, inoltre, la considerazione di Andrea Bolognin del secondo anno, che ha compreso «quanto sarà fondamentale per noi futuri medici prestare attenzione ai dati personali che inseriamo nei vari chatbot, poiché esiste il rischio di violare involontariamente la privacy dei pazienti, fornendo informazioni sensibili a grandi aziende in un contesto legislativo ancora poco regolamentato» .

Significative dell’efficacia formativa dell’iniziativa sono, infine, le parole di Andrea Biglia del secondo anno: «La partecipazione al simposio mi ha offerto numerosi spunti di riflessione riguardo al futuro della professione medica e, più in generale, al ruolo che le nuove tecnologie ricopriranno nella società. Pur riconoscendo le sfide e i rischi insiti nell’Intelligenza Artificiale, i relatori hanno evidenziato come questa rappresenti anche un’opportunità straordinaria per la democratizzazione della ricerca scientifica, per una maggiore equità nell’accesso all’innovazione e per un potenziale incremento della qualità e della varietà delle ricerche condotte.  La chiave di volta sta nell’adozione di un approccio equilibrato, che combini progresso tecnologico, responsabilità etica e adeguata regolamentazione». 

Il tema della personalizzazione delle cure è stato poi affrontato grazie anche alla riflessione di  Andrea Ramaglia del secondo anno, che, partendo dalla considerazione che « nel mondo non esistono due pazienti uguali, in quanto ogni individuo è a se, ogni persona ha il suo pattern genetico, le sue comorbilità ovvero le malattie preesistenti e non solo quelle che noi operatori sanitari andiamo a studiare durante la stesura di una diagnosi» ha chiesto ai relatori se «i  software che attualmente vengono utilizzati in campo medico, magari per la scelta di un’eventuale terapia -oltre ovviamente alle linee guida mediche oggi vigenti- tengono conto di allergie, comorbilità o eventuali alterazioni che quella terapia può dare?».

Il Prof. Ernesto Greco ha replicato al quesito, facendo presente che: «È proprio questo uno dei principali vantaggi dell’intelligenza artificiale: favorire la medicina di precisione, anziché una medicina di massa o di comunità. Oggi un paziente con infarto, in genere, segue un percorso standardizzato: evento acuto – angioplastica – terapia con doppio antiaggregante. Con il supporto dell’IA, però, il medico può contare su un’analisi molto più approfondita. Inserendo tutti i dati rilevanti – tipo di infarto, patologie preesistenti, allergie, valori ematici, informazioni genetiche ed epigenetiche, oltre alla storia familiare – l’IA può elaborare un quadro completo e aiutare il clinico a individuare la terapia e la procedura più efficaci per quello specifico paziente. Naturalmente, per ottenere questo livello di analisi è necessario uno strumento molto potente, che richiede un investimento significativo alle sue spalle.»

La dott.ssa Claudia Giorgetti ha poi confermato la portata rivoluzionaria dell’AI applicata alla medicina, riconoscendo che « le capacità predittive dell’AI possono raggiungere livelli di accuratezza equivalenti e a volte addirittura superiori a quelli umani in tempi anche più rapidi, permettendo di anticipare le diagnosi. In questo modo, l’AI diventa uno strumento di prevenzione e gestione del rischio, capace di supportare il medico nell’identificare tempestivamente situazioni potenzialmente critiche e migliorare gli esiti clinici». 

Inoltre, bisogna considerare che l’AI consente anche « di integrare dati clinici, genetici e ambientali per costruire un quadro completo del singolo paziente. Grazie a questa capacità, la diagnosi e la terapia diventano più mirate e individualizzate, adattandosi alle specificità biologiche e al contesto di vita di ciascuno. È un passo decisivo verso la medicina di precisione, dove le decisioni non si basano su modelli medi, ma sulle caratteristiche uniche della persona».

Nonostante tutto ciò, avverte, infine, la dott.ssa Giorgetti, occorre sempre ricordare che: «L’Intelligenza Artificiale non sostituisce il medico, semplicemente ne amplifica le capacità. L’utilizzo di queste tecnologie contribuisce a rendere la medicina più precisa e personalizzata. Tuttavia, per evitare di incorrere in certi rischi (quali bias e privacy), l’AI deve essere continuativamente monitorata dal medico e deve essere sviluppata in aderenza a principi etici chiari».

In tal senso si espresso anche l’Ing. Claudio Gabellini che ha spiegato come «l’AI non è solo un altro software: è una tecnologia fondamentale che sta accelerando il progresso in ogni campo. Basti pensare al suo impatto sulla scoperta di nuovi farmaci grazie a modelli come AlphaFold (DeepMind) che predicono la struttura 3D delle proteine, accelerando la ricerca di nuove cure. O ancora all’impatto sulla medicina personalizzata grazie a sistemi di analisi del genoma e dello stile di vita per prevedere i rischi e personalizzare le terapie». 

Tuttavia, segnala l’Ingegnere che: « occorre prestare molta attenzione in quanto il progresso oggi è guidato dai Big Data, dalla potenza delle GPU e dagli algoritmi di Deep Learning, specialmente i Transformers. Molti modelli di Deep Learning sono, però, così complessi che nemmeno i loro creatori possono spiegare appieno il loro processo decisionale. Questo è un problema enorme in campi come la  medicina o la giustizia, dove la trasparenza è fondamentale. Il futuro dell’AI non è solo una questione tecnica, ma etica e sociale. Richiede una discussione pubblica e una governance attenta».

Nel corso dei lavori è, quindi, emerso con forza come l’AI, se guidata da solide basi etiche e cliniche, rappresenti una straordinaria opportunità per migliorare qualità, efficienza, umanizzazione e personalizzazione delle cure.

L’interazione tra studenti e relatori ha reso il Simposio didattico un vero laboratorio di pensiero, dove scienza, etica e tecnologia si sono intrecciate. Una discussione di grande importanza per la formazione dei futuri medici e psicologi, chiamati a confrontarsi con un panorama professionale sempre più innovativo e complesso.

Il Prof. Ernesto Greco ha espresso viva soddisfazione per la realizzazione dell’iniziativa e per la partecipazione attiva e critica degli studenti: «In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale sta ridefinendo i confini del nostro modo di vivere e quindi di lavorare, momenti formativi come questo risultano fondamentali; offrono ai futuri medici e psicologi gli strumenti per comprendere opportunità e rischi delle nuove tecnologie, ma soprattutto per sviluppare un pensiero critico capace di guidare un uso responsabile e umano della tecnologia nella pratica professionale.»

Il Simposio ha rappresentato un’importante occasione di riflessione e di crescita per i discenti, confermando l’impegno dell’Università Europea di Roma nel promuovere percorsi formativi capaci di integrare competenze scientifiche, sensibilità etica e consapevolezza tecnologica. 

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